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Il forte legame tra il progetto e il disegno, che diventa la principale forma di espressione del primo, sembra confermare la dicotomia tra forma/sostanza/disegno e colore/apparenza/ pittura. La teoria del progetto, che nasce e si sviluppa in riferimento all'architettura, individua la sostanza formale negli aspetti concreti della costruzione, riducendo il colore a un ruolo accessorio di attributo del materiale o di finitura "intercambiabile": in architettura tante volte esso sembra il frutto di una scelta marginale più che il risultato di una ricerca precisa. Tra i fattori che hanno condizionato il ruolo marginale del colore nel progetto ci sono le difficoltà della sua rappresentazione esatta e della riproduzione del disegno colorato, ed è interessante ricostruire le relazioni tra la rappresentazione del colore e la ricerca progettuale. L'attenzione dell'architettura nei confronti del colore segue la disponibilità di nuovi strumenti e metodi di rappresentazione e l'affermazione del Design come disciplina che nasce dall'industrializzazione delle arti applicate e ne eredita la cultura, gli elementi e i valori formali trasformandoli dalla dimensione tradizionale, manuale e diretta, dell'artigianato a quella "evoluta" dell'industria. Questo passaggio, come era già avvenuto nel tardo medioevo per l'architettura separa i ruoli dell'autore e dell'esecutore, che interloquiscono attraverso gli elaborati del progetto, prima di tutto il disegno, che si pone a metà strada tra la conoscenza teorica dell'atto intellettuale del progetto e il fare. Così il cambiamento delle potenzialità e delle esigenze della rappresentazione giustifica il diverso atteggiamento progettuale con la conseguente necessità di integrare una cultura del colore nella formazione al progetto.